Le origini del team building e i suoi sviluppi: la metafora sportiva

Il team building nasce ufficialmente nel 1941 dal lavoro del pedagogo tedesco Kurt Hahn, il quale, trasferitosi in Galles per sfuggire alle persecuzioni antisemite, fonda ad Aderdovevy, con l’aiuto dell’armatore inglese Lawrence Holt, la prima scuola di formazione esperienziale.

Questa metodologia educativa nel corso degli anni si è evoluta conquistando pareri favorevoli in tutto il mondo e soprattutto nell’azienda e in quello dello sviluppo delle organizzazioni.

L’ambito manageriale, da sempre attento alla qualità degli strumenti di formazione e addestramento delle risorse umane e dei gruppi, è stato il campo di applicazione maggiore sia sotto il punto di vista quantitativo che qualitativo.

La formazione esperienziale tramite il team building, grazie alla sua originalità ed efficacia, si è diffusa molto rapidamente sin dagli anni ‘50 negli Stati Uniti. In Europa farà breccia negli anni ’80 arrivando negli anni ‘90 anche in Italia.

Nell’attuale approccio alla formazione esperienziale sono stati assimilati contributi significativi da personalità e teorici di ogni ambito professionale, come lo psicologo Carl Rogers, Edgar Morin o, più tardi, Stephen Covey con i suoi “sette pilastri del successo”, e da tecniche di comunicazione come quelle tratte dalle “teorie percettive” della Gestalt, dalla Programmazione Neuro-Linguistica (PNL), dai modelli d’apprendimento della Neurosistemica e dall’analisi transazionale.

Ma cosa si fa effettivamente in un’attività di team building? Per lo più si gioca! L’esempio più semplice è rappresentato dalle attività sportive o anche i più classici giochi di squadra conosciuti.

Gli sport di squadra, infatti, sono espressione di una metafora della vita aziendale e entrano di diritto tra gli strumenti della moderna formazione esperienziale. Lo sport, di per sé, proietta in una dimensione di serena competizione dove il gioco esalta curiosità e il problem solving. Una metafora del mondo economico che comporta una serie di relazioni sociali basate su: competenza, fiducia nella squadra, lealtà verso gli avversari, determinazione, definizione della strategia e della tattica di gioco.

Elementi interessanti di questo approccio sono l’accettazione delle regole del gioco, immagine delle regole aziendali e/o professionali. Le regole sono anche le procedure impartite dal management. Conoscerle con competenza amplifica la capacità di aggiungere gli obiettivi del team. L’adesione ad una strategia di gioco diventa così l’accettazione di una strategia aziendale (la difesa della palla, per esempio, può rappresentare la difesa generosa del know-how aziendale). Pensiamo, quindi, a quanto è in linea il Rugby con quanto detto sin ora.

La necessità di pervenire a decisioni rapide, a causa dell’evoluzione del gioco, facilita la visione di un mercato altamente competitivo dove flessibilità e aderenza ai bisogni dei consumatori sono valori aggiunti per l’azienda. Il gioco di squadra prevede anche un vincitore: il premio è parte integrante della psicologia della competizione sportiva. Ma al premio arriva la squadra campione, cioè quella in grado di battere “la squadra di campioni”: ogni approccio individualista, da battitore libero, contrasta con l’ottica del teamwork, così come in azienda il talento individuale deve essere messo al servizio della missione manageriale. Questo è l’atteggiamento causativo del leader.

Ma tutto ciò non si ottiene solo con l’attività sportiva, ma anche attraverso attività di concetto (come una Caccia al tesoro), di strategia (come un Orienteering), o ancora attraverso  dei giochi di ruolo (come una Spy Story), delle attività artistiche (come l’Action Painting) o simulazioni e role playing che possono diventare metafora di dinamiche aziendali o immagine di scelte societarie su cui lavorare e confrontarsi.

Se i partecipanti traggono beneficio dall’evento, anche il committente ne trae beneficio: pensate alla motivazione!

Perché il lavoro di squadra? “L’unione fa la forza” dice un vecchio detto popolare e dove c’è confronto e condivisione, c’è possibilità di crescita e d’evoluzione. E si potrebbe continuare all’infinito con citazioni ed immagini metaforiche: l’evoluzione stessa della specie umana è dovuta alla creazione di comunità che avessero le stesse idee, obiettivi, valori.“Costruire un insieme di persone diverse che, connesse tra loro con fiducia reciproca, possano esercitare un’influenza agendo verso comuni obiettivi”. Questa è la finalità principale del team building.

In ogni proposta di attività, si tende a valorizzare ed incentivare la capacità di lavorare armonicamente in un gruppo, ripercorrendo le fasi di costruzione dello stesso e il suo sviluppo, dalla definizione degli obiettivi alla verifica dell’attività o del risultato finale. La definizione dei ruoli, l’analisi e definizione dei problemi, le tecniche di problem solving e lo sviluppo della leadership personale, la gestione della comunicazione nel gruppo, l’ascolto attivo, il feedback, la partecipazione di ogni singolo elemento (brainstorming), sono tutte dinamiche che si ripropongono durante l’attività e i giochi, ma che potranno essere analizzate più serenamente una volta tornati nel posto di lavoro.

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