Una battaglia simulata per rafforzare la coesione del gruppo. In vista della Champions il team si è allenato con lo psicologo.
MILANO – Movimenti di truppe nel bosco. Ostacoli assortiti da scalare, fossati da aggirare. E manipoli di «combattenti» pronti a muoversi rapidi e silenziosi nel folto della vegetazione. Con attrezzi speciali a simulare dei fucili. Un vero e proprio scontro, caratterizzato da esercitazioni durissime, di quelle che preludono a missioni impossibili.Uno spiegamento di forze che, a metà settimana, ha trasformato il college rossonero di Milanello in qualcosa di molto prossimo ad un nucleo staccato della Legione straniera. Nessun allarme attentati, per fortuna. Più semplicemente Shevchenko, Gattuso, Kaká ed il resto della combriccola milanista hanno scelto un modo alternativo di allenarsi in vista delle prossime scadenze stagionali: giocando alla guerra, dividendosi in due gruppi, «sparandosi» contro a salve.
Le chiamano prove di team building, servono per costruire un team, cioè una s quadra, un gruppo, lo dice la parola stessa, e pare che tra gli ancelottiani siano ormai diventate di moda, esattamente come gli spaghetti serviti ancora fumanti nello spogliatoio subito dopo la partita. Al di là dell’appuntamento di stasera, in cui ospite di San Siro sarà il Cagliari (assente Pirlo, colpa dell’influenza, ma confermato Pippo Inzaghi dopo la tripletta di Reggio Calabria), martedì sarà di nuovo Champions League, da sempre traguardo primario del club di Silvio Berlusconi, figuriamoci ora che lo scudetto l’ha vinto in anticipo la Juve! Ecco perché, su input dello psicologo Bruno De Michelis, i milanisti ogni tanto simulano una battaglia, trasformandosi da calciatori in marines.
Allenamenti alternativi per verificare le strategie, la coesione e il senso di appartenenza al gruppo. Insomma, tattica e tecnica sono sempre fondamentali ma a certi livelli nulla può essere più lasciato al caso. Come dimostra un altro particolare, questo collegato al pallone: poiché il Bayern gioca con quello che verrà usato al prossimo Mondiale, stasera contro i sardi, per avvicinarsi nel migliore dei modi alla sfida dell’Allianz Arena, anche i rossoneri utilizzeranno il «Team Geist» dell’Adidas. Il Milan veleggia verso il momento della verità e si sforza di affinare anche l’arma dell’affiatamento. Così mercoledì sera i rossoneri si sono dati appuntamento per cena in un hotel poco distante da Milanello.
Giocatori, mogli, bambini: tutti assieme appassionatamente per rinsaldare amicizie anche fuori dal campo. Serviranno questi sforzi per mettere le mani sulla Champions League? Un anno fa, di questi tempi, Carlo Ancelotti profetizzava il successo di una squadra il cui nome aveva la «emme» come iniziale (Milan, appunto). «Stavolta però non voglio fare previsioni – frena il tecnico -. Lo scontro con il Bayern è più difficile di quello con il Manchester della scorsa stagione». Niente viaggio in Baviera per Maldini, Ambrosini e Cafu. I primi due partono oggi per Miami (una settimana di cure per loro). Sette giorni di rieducazione in Brasile invece per il terzino.
Tratto da Corriere.it