Come costruire un team di lavoro: i 6 tipi di personalità che rendono la squadra efficace

Un team di lavoro che funziona è un’alchimia non sempre facile da creare. Le persone, e il tipo di interazione che si instaura fra loro, sono il fattore che più di ogni altro determina il successo di un’impresa, un progetto o un evento. Un team è forte ed efficace quando riesce generare fra i componenti sinergie che permettono di ottenere un risultato complessivo superiore alla somma dei contributi individuali.

La ricetta per poterlo fare è l’eterogeneità: un gruppo di persone simili, che pensano e agiscono allo stesso modo, non promette grandi scintille. Serve invece diversità: di competenze, esperienze, cultura e anche di personalità. Ogni “tipo psicologico” dà infatti il proprio contributo specifico al team, rendendolo versatile e capace di affrontare le più diverse situazioni. Ecco i 6 tipi di personalità – suggeriti da Jeff Boss su Ceo.com – che idealmente compongono una squadra di successo.

Il bastian contrario

È quello che va a sinistra quando tutti gli altri si dirigono verso destra e che, più in generale, ha spesso un’opinione diversa e contraria da quella della maggioranza. Spesso faticoso e talvolta irritante, il bastian contrario è però quello che sfida i luoghi comuni e lo status quo, stimolando il team a considerare le cose sotto una diversa prospettiva e contribuendo ad arrivare a nuove soluzioni.

Il curioso

Chi è curioso trova sempre uno stimolo in qualunque cosa faccia e mantiene alto il livello di entusiasmo. Il curioso fa inoltre molte domande che obbligano il team a riflettere e a cercare il perché di aspetti, prassi, metodi di lavoro o convinzioni consolidati, valutandone di volta in volta la ragion d’essere e l’efficacia per ogni situazione specifica.

Il critico

Per un team leader, un manager o un imprenditore è più facile lavorare con collaboratori che dicono sempre di sì che non con quelli che si mettono a questionare su ogni cosa. Tuttavia lo spirito critico è una qualità da non sottovalutare in un collaboratore: intanto è indice di capacità di pensiero autonomo e poi il confronto, anche serrato, aiuta a mettere in prospettiva le proprie idee, permettendo di coglierne i punti deboli.

Il candido

È la versione meno pungente del critico, ma non per questo meno utile. Il candore è ciò che spinge le persone a dire quello che pensano veramente, senza malizia e senza secondi fini. Un collaboratore “candido” è la bocca della verità del team: quello capace di dire al capo che la sua presentazione non era granché, oppure che la sua risposta a un cliente era inappropriata. Ci sono casi in cui chi ha il coraggio di dire che “il re è nudo” risulta davvero prezioso.

Il competitivo

Un po’ di competizione non ha mai fatto male a nessuno, visto che è l’ingrediente principale dell’imprenditorialità. Il competitivo, quello che “sfida” i colleghi o il capo, è il sale di qualunque team di lavoro perché obbliga tutti a dare sempre il massimo e a non sedersi sulle posizioni acquisite.

Il collaborativo

Fatto salvo che il senso ultimo di un team di lavoro è che ci sia al suo interno un certo spirito di collaborazione (altrimenti non sarebbe un team), a livello individuale non tutti sono egualmente collaborativi. Generalizzando molto si può dire per esempio che gli estroversi, i quali si nutrono dell’interazione con gli altri, lo sono più degli introversi, che invece danno il meglio di sé quando lavorano in solitudine. Il team deve quindi avere un giusto equilibrio fra persone che amano interagire e condividere idee attivamente, e persone più riflessive che hanno bisogno di meno input esterni.

 

Tratto da eventreport.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Open chat
Scrivici, questo non è un bot!
Ciao, come possiamo aiutarti?